Dobbiamo, noi adulti, fare in modo che l’avere memoria non diventi noioso rito da officiare, bensì esercizio quotidiano da festeggiare, da ribadire, da pretendere in occasioni ufficiali e condivise. Avere memoria significa poter riconoscere atteggiamenti da rifiutare, senza alcun dubbio. Essere consapevoli che ci sono momenti nella storia individuale e collettiva nei quali esiste una parte giusta e una sbagliata. Far sì che questo voler ricordare non diventi vuota retorica per i più giovani, sta a noi che ogni giorno dobbiamo nutrire teste e cuori dei più giovani, oltre che dar loro cibo e riparo. E a noi, che facciamo libri e che crediamo che i libri facciano sì che la memoria non sia corta e per avere ragione e sentimento sempre vigili, viene in aiuto il lavoro di Jella Lepman e il suo tenace voler costruire PONTI DI LIBRI. Questa storia la raccontiamo da ormai 10 anni noi di Sinnos e quest’anno lo facciamo con una edizione rinnovata, ricca di immagini e note di approfondimento. Tornare nella Germania dalla quale era fuggita, dopo che i nazisti avevano perso, e ricostruire una coscienza con i loro figli non era facile. I libri per bambini e ragazzi sono stati motore di un rinnovamento culturale sostanziale e potente. Un ponte di libri ci mostra quanto sia necessario e utile far sì che bambini e bambine, ragazzi e ragazze abbiano una pluralità di libri, di voci, di storie e immagini tra cui muoversi, in cui cercare senso, sui quali interrogarsi, immaginare, capire, consolarsi. E trovare tempo, agire sul proprio cervello per tenerlo sveglio. Per non dimenticare e per capire quando è il momento di stare dalla parte giusta.
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Andando in giro in questi giorni a raccontare Jella Lepman, portiamo sempre altri libri: libri per ragazzi naturalmente. E in questo giorno della memoria che iniziamo a onorare dal 24 gennaio a Roma, nel Municipio VIII con LottavoLegge, per poi arrivare a Oriolo Romano a Palazzo Altieri il 27 gennaio, portiamo naturalmente la Costituzione, sempre in tasca. Per ragionare sulle parole, per dare valore ai “limiti”, per comprendere l’importanza della condivisione e del rispetto. Della lungimiranza e dell’accoglienza.
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E poi un romanzo breve, uno dei tanti che abbiamo nel cuore: Mangia la foglia di Bart Moeyaert ci ha punzecchiato e commosso fin dalla prima lettura.
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Cosa fa sì che diventiamo cattivi? Cosa spinge un essere umano a decidere che un altro essere umano sia da discriminare, e non solo, sia da vessare, da eliminare se possibile? Il gioco dei bambini a volte può essere crudele. Ma Bart, il più piccolo di sette figli, sa anche che le vittime apparentemente deboli, possono essere a loro volta estremamente potenti. E trovare il modo di vendicarsi. Una storia sulla cattiveria, se vogliamo: che saper riconoscere che possiamo essere tutti un po’ cattivi, forse ci aiuta a vaccinarci contro la cattiveria. Una storia sul riconoscimento delle ingiustizie. Sull’evidenza della ottusità e sterilità della cattiveria, che non dà frutto alcuno se non quello della assenza di relazioni, di possibilità, di bellezza, di crescita.
Leggiamo, a noi, tra noi, ai nostri ragazzi. Facciamo circolare storie, costruiamo ponti.