Il portoghese blu è una narrativa illustrata che arriva dalla Slovenia affascinante e sorprendente: vi raccontiamo qualcosa in più su come l’abbiamo incontrata, sui suoi autori e sulle riflessioni che ha fatto nascere dopo la lettura (anzi dopo tante letture…).
Quello che cerchi, quello che non ti aspetti
Il mestiere dell’editore è fatto di ricerca, nel tentativo di trovare libri che nutrano il cuore e la mente. Quando si trovano si mettono in moto una serie di competenze, capacità, operazioni che messe insieme una accanto all’altra, una dietro l’altra, costruiscono quell’oggetto libro, che pesa tra le nostre mani, che ha bisogno di movimenti e di azioni diverse perché sia letto. Un piccolo miracolo.
Assaggi
A volte, quando si curiosa tra libri e cataloghi di lingue non conosciute, si cerca usando il cervello, la pancia e le orecchie, cercando di capire, al di là di traduzioni in inglese, testi promozionali e simili, perché l’occhio di noi cercatori e cercatrici cada su una copertina piuttosto che su un’altra. Con Il portoghese blu è accaduto che l’occhio sia caduto sulle immagini di Damijan Stepančič e non le abbia più lasciate. Ed è stato divertente scoprire che era lo stesso illustratore di un libro che avevamo già visto e che tenevamo in ufficio in attesa (L’ispettore Joe con testi di Majda Koren) che però esibiva uno stile completamente e volutamente diverso.
Anche Peter Svetina era un nome familiare alle nostre orecchie. Oltre ad essere stato candidato all’Hans Christian Andersen Award, era stato da poco pubblicato in Italia un suo libro di racconti dall’editore Besa Muci. Insomma, prima di studiare schede, leggere provvisorie traduzioni in inglese, ci siamo fidati della pancia e delle orecchie che ascoltavano l’editore sloveno (piccolo e indipendente come noi) parlare del libro con sorrisi a profusione.
Vino e saggezza
Ma quando poi è arrivata la traduzione italiana a cura di Martina Clerici abbiamo scoperto e capito che il libro era molto più e molto diverso da quello che ci aspettavamo. Abbiamo capito che quel portoghese blu che ci occhieggiava dalla copertina, con uno sguardo vagamente perfido, un po’ ci prendeva in giro, o si preparava a farlo. Perché dentro le parole di questo libro ci sono tanti rimandi e richiami: cosa che ha reso non facile il lavoro di Martina Clerici e il nostro! A partire dal titolo: in sloveno Modri significa “Blu”, ma rimanda anche all’aggettivo moder che invece significa “saggio”. In più, il Modry Portugal è anche un ottimo vino rosso sloveno, piuttosto ricco e corposo.
Allo stesso modo in tutto il libro si alternano nomi di personaggi, battute, situazioni che giocano con le parole, con le suggestioni, come se, rovistando in un sacchetto pieno di sillabe e di mezzi significanti, si compongono nuove parole stratificate. Ovviamente c’è dietro, chiarissima, la lezione di Lewis Carroll e delle sue parole baule, che viene però rinnovata con cultura, intelligenza e arguzia. Portarlo in italiano è stata una sfida, in cui è stato fondamentale il ruolo della traduttrice che, con pazienza, ci ha spiegato epr filo e per segno tutte le possibili implicazioni di ogni gioco di parole, ogni trucco, ogni fuoco d’artificio di Svetina.
UNA NUOVA ALICE: Anna Clara, e al posto di Bianconiglio un topo
Una nuova Alice? Impossibile! Eppure leggendo Il portoghese blu, di questo si tratta: solo dopo qualche capitolo troviamo il capitolo “- 1” che ci spiega quello che noi lettori e lettrici smaliziate avevamo già intuito, ma che invece i nuovi lettori e lettrici non hanno scoperto. Un volo accidentale dentro un “cassone di giornali”, noi in Italia non ne abbiamo ma il nostro immaginario può vederli con chiarezza, una caduta vertiginosa verso il basso, con un nuovo compagno di avventure, Giacinto il Topo, verso un mondo fantastico, pieno di insidie e sorprese.
Al galoppo!
Ma che tranquilla è Anna Clara. Con quale calma e lucidità, insieme a Giacinto, osserva, ragiona e trova soluzioni. E che capacità la scrittura e l’intreccio di Svetina nel darci un libro nuovo, che non fa rimpiangere il modello dal quale è partito, che lo evoca ma non lo scopiazza, lo rende vivo, con un ritmo teso, al “galoppo” in una trama dove le parole e gli eventi sono densi di significati, che non fatichiamo a riconoscere, che fanno fare capriole al nostro cervello perché ne trovi altri e altri ancora. E sappia discernere e battersi contro le ingiustizie.
C’è qualcuno da salvare. Ci sono i cattivi da smascherare
Nella letteratura per ragazzi, ha scritto Rundell, il coraggio e l’amore contano. Ed è bene crederlo. Non importa se va sempre così, se i cattivi non sempre vengono smascherati nella vita vera. È bene che siano smascherati nella letteratura, ma smascherati in maniera credibile. Ne Il portoghese blu c’è una cattiva, è Fosca Marciarita (anche qui trovare una traduzione adatta per questo personaggio!). Forse è diventata cattiva perché da bambina le avevano bruciato tutti i suoi giocattoli nella stufa. Ma comunque è cattiva. Ha imprigionato tanti bambini, e Anna Clara ha un unico obiettivo: salvarli.
Le strade e gli incontri che scompigliano le carte e il potere delle figure
E Anna Clara, una volta avuto chiaro il suo obiettivo, con il beneplacito del Portoghese Blu, attraversa il mondo di sotto incontrando campi con grandi orecchie (meravigliosa l’illustrazione di Damijan Stepančič, che si diverte a dare spazio e linee e ombre a tante orecchie gigantesche) o con mani e gambe che sgambettano; eserciti che si sfidano a suon di sbattimento di pentole e stoviglie, dove il rumore diventa arma; (alla fine della battaglia ci si scambiano le divise e per ricominciare a giocare l’indomani: perché giocare alla guerra, può costruire la pace); una cronicalista che dà notizie di fatti non avvenuti; e naturalmente una caffetteria dove ci si può fermare a ristorarsi.
Il potere degli adulti (?)
Il portoghese blu è in libro sul potere, che fa ridere e che sovverte. Rapido, ci tiene inchiodati alle pagine. Possiamo accontentarci della storia così com’è, della vittoria sulle ingiustizie. O possiamo divertirci – come diciamo in nota – a rovistare, seguendo le tante tracce seminate da Svetina – e trovare argomenti nuovi su cui cimentarsi.
Il libro si inserisce nel progetto Europa Creativa Cofinanziato dall’Unione Europea
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